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LINK | Il Vietnam e le piattaforme per gli incontri B2B a distanza

Nell'ambito del nuovo ciclo di videointerviste per sentire dalla voce dei professionisti dell'internazionalizzazione residenti all'estero come stanno reagendo i mercati e quali strategie mettere in campo.


Tra i paesi asiatici il Vietnam è uno dei mercati più promettenti, soprattutto per le piccole e medie imprese e per il settore manifatturiero. Ne è una prova il fatto che sempre più aziende vietnamite si stanno rivolgendo ai paesi europei, e non più alla Cina, per l’acquisto di prodotti e macchinari. È anche un Paese che sta evolvendo verso una forte trasformazione digitale, indirizzata soprattutto al mondo degli acquisti online. Ne parliamo con Hai Pham Hoang, direttore della Camera di Commercio Italiana in Vietnam, che ci parlerà anche di come il Coronavirus sta cambiando il mondo degli incontri B2B.

Il Vietnam è un Paese promettente soprattutto per le PMI. Come mai?

Per entrare e rimanere nel mercato vietnamita non è importante che tu sia un’azienda grande. La prova è che molte aziende del Trentino, territorio caratterizzato da un alto tasso di PMI, stanno vendendo in Vietnam. In totale sono seimila le aziende italiane che commerciano con noi e sono principalmente di piccole e medie dimensioni.

Cosa deve fare una un’azienda italiana per approcciarsi nel modo corretto al mercato vietnamita?

Deve innanzitutto avere una strategia di medio termine. Parliamo quindi di almeno 2-5 anni. Non ha più senso, per un’impresa di piccole dimensioni, fare progetti più corti. Consiglio inoltre di approcciare il mercato asiatico nel complesso e non più guardando solo al singolo Paese. Da quattro anni ormai le undici Camere di Commercio italiane in Asia stanno organizzando piattaforme B2B continentali in tre settori: arredo, macchinari e farmaceutico. I produttori italiani vanno ad Hanoi, la capitale del Vietnam, per due giornate di incontri con i buyer più importanti in tutta l’Asia. Questo è fondamentale soprattutto per le PMI per due motivi. Il primo è che invece di fare undici viaggi ne fai uno solo e risparmi soldi e tempo. In secondo luogo perché c’è una grande differenza di dimensione tra i produttori e i buyer. È difficile che si realizzi un incontro singolo tra una PMI italiana che fattura per esempio 20 milioni di euro e un grosso gruppo asiatico che arriva magari a 10 miliardi. Se invece l’incontro è collettivo, ben organizzato e coinvolge molte imprese, il buyer vi parteciperà sicuramente più volentieri.

La pandemia sta limitando, se non addirittura bloccando, la libertà di movimento. Avete risposto in qualche modo a questa problematica?

Stiamo lavorando su queste piattaforme per permettere di continuare a fare gli incontri B2B, però a distanza. Stimiamo di farle partire a breve, perché siamo convinti che ormai quest’anno gli spostamenti internazionali, sia delle imprese italiane, sia dei buyer asiatici, saranno molto ridotti e molto limitati.

Come si stanno comportando i settori tipici dell’Italia, come la manifattura avanzata, l’alimentare, lo smart building e l’arredo, in questo periodo di emergenza?

L’offerta da parte delle aziende italiane sta ovviamente subendo qualche rallentamento, dovuto al lockdown, però la domanda del mercato vietnamita rimane sempre alta. Se conteniamo quindi bene questa fase di emergenza da COVID-19 ci sarà sicuramente una grande ripresa anche dei prodotti italiani in Vietnam.

I canali distributivi hanno subito qualche cambiamento?

Dipende dai settori. Per il manifatturiero ancora non sta cambiando molto. È in atto una vera rivoluzione invece per quanto riguarda il commercio online. In Vietnam adesso tutti comprano tutto su Internet e questo sta modificando fortemente, oltre al comportamento dei consumatori asiatici, anche le modalità con cui le aziende straniere devono approcciarsi al nostro mercato. Il futuro in Asia è digitale e anche le imprese italiane devono adattarsi.



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