L’ultimo dei batteri
Novangenit inventa un prodotto che argina le infezioni nella chirurgia ortopedica
C’è un “nemico” invisibile che colpisce in sala operatoria: le contaminazioni batteriche. Il 63% dei campi operatori ne sono affetti. Nel settore ortopedico le infezioni post-operatorie sono la prima causa di insuccesso degli interventi all’anca. Una complicazione che rende necessari ulteriori interventi chirurgici, pesanti terapie antibiotiche, altri giorni di degenza in ospedale.
Con evidente sofferenza per il paziente, anzitutto, ma con un aggravio pure per il bilancio del sistema sanitario. Un’operazione all’anca costa mediamente 9 mila euro, nel caso di infezioni successive il costo può lievitare fino a 100-150 mila euro.
Uno studio condotto sui paesi della Comunità Europea stima in oltre
800 milioni di euro l’anno il “peso” delle infezioni post-operatorie, solo in ortopedia, a carico dei diversi sistemi sanitari nazionali. Una complicazione che riguarda mediamente il 2-5% delle operazioni chirurgiche ma che sale a percentuali del 30% ed oltre nel caso di soggetti a rischio quali diabetici, fumatori, alcolisti.
Novagenit ha la soluzione: si chiama DAC
Dopo tre anni di studi condotti nell’ambito del progetto IDAC in collaborazione con 11 partner europei - università, centri di ricerca, altre aziende, dalla Finlandia alla Grecia - ed un investimento di circa 4 milioni di euro, per il 75% finanziato dalla Commissione Europea all’interno della ricerca scientifica del 7° Programma Quadro, nei laboratori Novagenit, dentro il
Business Innovation Centre di Mezzolombardo, vede la luce
DAC, acronimo di
Defensive Antibacterial Coating.
«E’ un idrogel che si applica sulla superficie della protesi al momento del suo impianto nel paziente – spiega
Edgardo Cremascoli, presidente di Novagenit – e con l’aggiunta di opportuni antibiotici crea una prima difesa all’attacco batterico, attraverso una vera e propria barriera fisica, ed una seconda difesa nei 2-3 giorni successivi all’intervento rilasciando gradualmente l’antibiotico all’interno del corpo umano ed in particolare nel punto interessato dall’intervento».
Una confezione di gel DAC viene venduta all’ospedale al prezzo di 500 euro, ma l’obiettivo di Novagenit è di arrivare 50 euro a confezione, passando da una produzione quasi completamente manuale ad un processo industrializzato. Per questo l’azienda intende investire ulteriormente nella sede di Mezzolombardo, valutando la possibilità di utilizzare un secondo modulo produttivo disponibile nel BIC.
Già un milione di euro sono stati investiti negli anni scorsi per allestire su un’area di 200 metri quadrati le
due “clean room”, stanze prive di batteri, impurità e contaminazioni, dove sotto le sei cappe microbiologiche vengono confezionati vari dispositivi medici.
Adhesion, l’evoluzione di DAC
Oltre alla funzione di barriera antibatterica il concetto applicato con l’idrogel DAC può avere altre applicazioni. Può essere molto utile, ad esempio, per
contrastare la formazione di aderenze, ovvero quelle “cicatrici” interne che si formano fra tessuti, organi o articolazioni a seguito di un trauma o di un intervento chirurgico.
I ricercatori di Novagenit ne sono convinti ma per sviluppare questo
nuovo prodotto servono altri studi e ricerche dedicate. Ci crede anche l’Unione Europea che ha appena finanziato il progetto, denominato Adhesion, con lo SME Instrument nell’ambito del programma Horizon 2020: finanziamenti per la ricerca applicata ed il trasferimento tecnologico riservati alle piccole-medie imprese e finalizzati alla messa a punto di un prodotto destinato al mercato.
Il “cuore” di Novagenit: le persone
Dal 2006, anno di ingresso nell’incubatore di Trentino Sviluppo, l’azienda è cresciuta molto. Oggi dà lavoro a
12 dipendenti ed il bilancio 2014 ha registrato un giro d’affari di circa
2 milioni di euro.
Oltre a nuovi prodotti come DAC e progetti come Adhesion, il core business rimane quello dei dispositivi medici innovativi, soprattutto in ambito ortopedico, in grado di stimolare e favorire la rigenerazione dei tessuti tramite la sinergia tra biomateriali riassorbibili e cellule che vanno a ricostruire l’osso e le cartilagini.
Il mercato principale è quello nazionale, ma con esportazioni in continua crescita verso stati europei quali Francia, Belgio, Spagna, Inghilterra, Germania e Olanda e sono in corso delle registrazioni per poter avere rapporti commerciali anche in diversi paesi extra-comunitari.
A capo della “squadra” trentina di Novagenit due direttori che il presidente Edgardo Cremascoli non poteva scegliere in modo meglio assortito:
Davide Bellini, direttore della ricerca, tipico “inventore geniale” con una grande esperienza maturata in anni di lavoro per una multinazionale del farmaco e
Joachim Meraner, direttore operativo che fa girare l’azienda come un orologio svizzero…anzi, altoatesino.
Il servizio TGR Rai